Open data è una politica per cui i dati relativi alle pubbliche amministrazioni sono resi completamente visibili ai cittadini che tramite questi dati possono informarsi e scegliere i servizi migliori a loro disposizione. Quali dati? Tutti quelli che al cittadino possono interessare: salute, trasporti, infrastrutture, spese pubbliche…
L’open data serve a rendere i cittadini più informati? Senza dubbio, ma è dimostrato che serva soprattutto a rendere i servizi migliori. Anche il G8 ha chiesto maggior apertura dei paesi all’open data. L’Italia purtroppo è in forte ritardo su questo e la responsabilità è tutta di alcune amministrazioni che non hanno mai investito e rischiato per ammodernarsi. Un fatto è certo: i paesi (come l’Inghilterra e la Danimarca) che hanno adottato questo tipo di filosofia hanno migliorato i loro servizi. E il segreto sta nell’ identità della cosa pubblica che online non può avere segreti. Una volta che un servizio o una amministrazione decide di mettersi in gioco tramite il web non si può mentire. Ne va della reputazione della politica. Solo alcuni esempi di seguito:
- Nel Regno Unito hanno dati open da due anni sulla qualità delle cure ospedaliere. Il risultato è stato che è diminuita la mortalità del 25 per cento;
- In Spagna i dati catastali sono disponibili per tutti senza restrizioni;
- In Danimarca hanno pubblicato i dati sui numeri civici delle strade;
- Negli Stati Uniti è possibile vedere quanto è vivibile un quartiere, per qualità dell’aria e tassi di criminalità;